“Non succede nulla. Nessuno viene, nessuno va. E’ terribile.”
(Samuel Beckett, Aspettando Godot)
Cos’è la noia?
La noia, viene considerata la cenerentola delle emozioni, ed indica “uno stato esistenziale e psicologico che insorge quando l’esperienza del soggetto è progettualmente e affettivamente demotivata” (Galimberti, 1992). Il termine noia, deriva dal provenzale enoja, da enoiar, dal latino “avere in odio”.
Nello specifico, la noia è uno stato di disinteresse o mancanza di energia in relazione a stimoli che si percepiscono come ripetitivi, cioè, più diminuiscono le cose interessanti da vedere, sentire, ecc., più aumenta la noia.
Cosa succede quando si prova noia? In generale, il livello di attenzione e di motivazione tende a calare (es. si sbadiglia, le palpebre si fanno pesanti, ecc., come mi auguro non stia accadendo mentre leggi questo articolo).
Gli scopi nella mente dell’individuo perdono ogni attrattiva e il comportamento che ne segue (inerzia, per es. guardare la tv) non fa che mantenere inattivati gli stessi scopi.
La noia è legata anche alla percezione dello scorrere del tempo, per cui, il tempo soggettivo pare, a volte fermarsi, altre, non passare mai, ed è per questo che viene connotata come un’emozione che non può essere spiegata ed è spesso sgradevole.
Filosofi e scrittori la descrivono come la consapevolezza di non avere tra sé e il mondo circostante nessun tipo di rapporto, e allo stesso tempo la innalzano a emozione necessaria ad un nuovo momento di pienezza caratterizzato da interesse e curiosità (Moravia, 1960). E’ considerata un’emozione ai margini, perché spesso, viene confusa con altri stati emotivi simili o secondari, come la tristezza, la pigrizia, la frustrazione, il vuoto, ecc. E’ un’emozione diversa dalla tristezza perché non si tratta di mera perdita di interesse o di uno scopo, ma di assenza di stimoli attrattivi; è, altresì, diversa dalla pigrizia, perché la noia prevede un’assenza di progetti e non un’indolenza nel perseguirli. Non è nemmeno apatia (assenza di emozioni) perché la noia E’ essa stessa un’emozione.
Filosofi e scrittori la descrivono come la consapevolezza di non avere tra sé e il mondo circostante nessun tipo di rapporto, e allo stesso tempo la innalzano a emozione necessaria ad un nuovo momento di pienezza caratterizzato da interesse e curiosità (Moravia, 1960). E’ considerata un’emozione ai margini, perché spesso, viene confusa con altri stati emotivi simili o secondari, come la tristezza, la pigrizia, la frustrazione, il vuoto, ecc. E’ un’emozione diversa dalla tristezza perché non si tratta di mera perdita di interesse o di uno scopo, ma di assenza di stimoli attrattivi; è, altresì, diversa dalla pigrizia, perché la noia prevede un’assenza di progetti e non un’indolenza nel perseguirli. Non è nemmeno apatia (assenza di emozioni) perché la noia E’ essa stessa un’emozione.
Quando ci si annoia?
La noia è la sensazione che tutto sia una perdita di tempo, la serenità, che niente lo sia. (Thomas Szasz)
Una persona si annoia perché non può fare qualcosa di attrattivo e stimolante pur sapendo che, a questo mondo, quel qualcosa di interessante, che possa catturare la sua attenzione, potrebbe esistere. La nostra mente è sempre alla ricerca di nuovi stimoli, e più siamo allenati in questo, più assimiliamo nuove informazioni e ci predisponiamo all’azione, a “fare qualcosa per”.
Ad esempio, siamo spinti a progettare il nostro presente e il nostro futuro, ad avere nuove idee, una maggiore curiosità ed interesse verso la realtà che ci circonda.
Gli esseri umani tendono ad avere lo scopo di emergere e realizzarsi e più perseguono questo scopo e ricercano nuovi stimoli per la propria crescita personale, maggiore è la probabilità che percepiscano un momento di “stallo emotivo” come una perdita di tempo, facendo esperienza della noia.
La sensazione di perdita di tempo e la noia sono infatti strettamente correlati, più siamo annoiati più il tempo sembra fermarsi, rallentare, e, a meno che non siamo dei maestri yogi, i quali godono della tipica serenità conseguente alla contemplazione, questo provoca insofferenza in quasi tutti gli individui.
Vi sono due diversi modelli esplicativi della noia:
– il modello psicofisiologico, per il quale la noia è uno stato psicofisiologico successivo all’esposizione a stimoli sensoriali costanti e ripetitivi (O’Hanlon, 1981);
– il modello costruttivista, secondo il quale, non sono solo la deprivazione sensoriale e la ripetitività degli stimoli a provocare noia, ma anche altre componenti, cognitive, affettive e psicofisiologiche, le quali spiegherebbero, ad esempio, perché ci annoiamo a conferenze o feste oppure perché molti individui si annoiano svolgendo compiti altamente complessi e altri invece non esperiscono noia pur svolgendo compiti monotoni (Perkins, Hill, 1985; Thackray, 1981; Bailey, et al., 1976).
Quando ci si annoia quindi?
Quando Carlo, seduto comodo sulla sua poltroncina, assiste ad un seminario i cui argomenti conosce già. Cosa succede? Il seminario delude le aspettative di Carlo, per cui lo scopo di imparare cose nuove è compromesso dalla situazione e lui si annoia.
Quando Anna attende il treno ma, pur distraendosi leggendo un libro, trova la cosa poco attrattiva. Cosa succede? Anna non ha nessuno scopo rilevante da perseguire.
Quando la venditrice di prodotti di bellezza, dopo esser riuscita a vendere quel fantastico mascara nuovo a tutte le sue clienti, ha una caduta di motivazione. Cosa succede? Lo scopo della venditrice di dimostrare di essere brava perde ogni attrattiva, l’azione di vendere quel mascara è diventata, con i mesi, monotona, abitudinaria e sganciata dallo scopo iniziale.
Quando Roberta non sa scegliere tra i tanti progetti che ha in testa perché le sembrano tutti talmente uguali tra di loro che rimane ferma in fase di “stallo”.
A cosa serve la noia?
Non abbiate paura di annoiarvi perché alcune delle cose più sorprendenti sono create attraverso la noia.(Rachel Hamilton)
La noia, a differenze delle altre emozioni, non è connotata da un vissuto emotivo intenso, nel senso che le persone spesso dimenticano quando si sono annoiate, come si sono sentite quando erano annoiate e come hanno reagito. Questo potrebbe far pensare che la noia abbia uno scarso valore adattivo, cioè non serva a molto. In realtà, la noia ha uno scopo ben preciso, allo stesso modo delle altre emozioni. La cenerentola delle emozioni ci segnala, infatti, che stiamo vivendo una realtà ed un mondo interiore/esteriore sprovvisto di aspetti autentici, creativi, fantasiosi, che portano novità e improvvisazione. In un determinato momento della propria vita l’individuo valuta la sua realtà in base alle proprie credenze e ai propri scopi, da valore ad essi e si accorge che però la situazione percepita è monotona e ripetitiva, non aggiunge niente a quello che già sa, ha visto, ha sentito, cioè non genera nessuna nuova conoscenza.
Quando Carlo parla con una persona oppure è ad un seminario che non è di nessuno stimolo e non gli dà nessuna nuova conoscenza sulle cose, tale da poter pensare, discutere, confutare e creare, il suo organismo, ad un certo punto, lo informerà che si sta annoiando, quindi, la sua attenzione e il suo stato di vigilanza si abbasseranno, comincerà forse ad avere sonnolenza e probabilmente sbadiglierà in faccia alla persona con cui parla.
Mentre esperisce noia quindi l’individuo è in una fase di stasi, il suo livello di attivazione è minimo e forse per questo le persone tendono a non ricordare i momenti di noia nella loro vita (Nigro, Rebecchi e Ciandella, 2010).
Dal punto di vista psicologico, invece, la noia non viene considerata patologica fin quando ovviamente non si tramuta in un disagio differente che però chiamiamo depressione o astenia.
E’ uno stato emotivo che solo a volte percepiamo come negativo.
Nei Disturbi di Personalità, ad esempio, è un segnale di attivazione di cicli interpersonali disfunzionali, mentre sembrerebbe essere un fattore che contribuisce a mantenere alcuni disturbi quali quello da abuso di sostanze, il disturbo alimentare e di gioco d’azzardo patologico.
Alcuni studi, infatti, evidenziano una relazione tra l’esperienza della noia e comportamenti disadattivi come l’assunzione di droghe, l’abuso di alcool, attività sessuale promiscua.
La noia sembrerebbe essere associata anche ad una scarsa consapevolezza di sé, bassa autostima e ad alcuni tratti temperamentali come la Novelty Seeking (ricerca costante di sensazioni forti e nuove) di Cloninger, (1987; Seib, Vodanovich, 1998; Zuckermann, 2005).
Bibliografia:
Bailey, JP., Thackary RI., Pearl, J., Parish, TS. (1976). Boredom and arousal: comparison of tasks differing in visual complexity. Perceptual and Motor Skills, 43, 141-142.
Cloninger, R. (1987). A systematic method for clinical description and classification of personality variants. Archives of General Psychiatry, 44, 573-588.
Galimberti, U. (1993). Dizionario di psicologia. UTET, Torino.
Moravia, A. (1960). La Noia. Bompiani, Milano.
Nigro, N., Rebecchi, D. e Ciandella, S. (2010). La noia. In M. Apparigliato e S. Lissandron (a cura di), La cura delle emozioni in terapia cognitiva, Alpes, Roma.
O’Hanlon, JF., (1981). Boredom: practical consequences and a theory. Acta Psychol (Amst), Oct 49(1), 53-82.
Perkins, RE., Hill, AB. (1985). Cognitive and affective aspects of boredom. British Journal of Psychology, 76, 221-234.
Seib, HM., Vodanovich, SJ. (1998). Cognitive and affective aspects of boredom. British Journal of Psychology, 132(6), 642-652.
Thackray, RI., (1981): The stress of boredom and monotony: a consideration of the evidence. Psychosomatic Medicine, 43(2), 146-67.
Zuckermann, M. (2005). Psychobiology of personality. Cambridge University press.