“Anche un orologio rotto segna l’ora esatta due volte al giorno” (Herman Hesse)
“Mia madre non è più quella di una volta da quasi due anni, ormai. Mi ripete sempre le stesse cose, va in giro per casa continuamente, apre e chiude cassetti. Mi parla e dopo dieci minuti dice che è venuta a trovarla una signora e quella signora sono sempre io. Spesso mi chiama con il nome di sua madre. Non posso lasciarla sola un attimo, sono esausta e distrutta. L’altro giorno l’ho trovata in bagno che si pettinava con lo spazzolino da denti. Non è mia madre, vederla così è troppo doloroso.”
Alla signora Lisetta è stata diagnosticata una demenza di tipo Alzheimer. E a sua figlia, da quel momento, è crollato il mondo addosso. Non la riconosce più, non riesce più a lasciarla da sola, perché Lisetta ha perso la sua autonomia funzionale nella vita quotidiana, ha un forte carico assistenziale, perché deve occuparsi di sua madre continuamente e ha sviluppato un forte stress emotivo, con vissuti di tristezza, impotenza, ansia e spesso anche di rabbia.
Cos’è una demenza?
Si tratta di una sindrome clinica caratterizzata da un deterioramento progressivo e ingravescente delle funzioni mentali di una persona (memoria e apprendimento, attenzione, linguaggio, percezione, prassie, funzioni esecutive).
La progressione della demenza può attraversare teoricamente diversi stadi: iniziale (precoce), lieve-moderato e severo (Feldman e Gracon, 1996).
La demenza può avere varie cause: malattie degenerative, malattie vascolari, traumi, infezioni (Chattat, 2004). Una delle cause principali di demenza è la malattia di Alzheimer, che ha colpito la signora Lisetta.
Quali sono i sintomi della demenza di Alzheimer (AD)?
I sintomi cognitivi sono i sintomi di presentazione delle demenze in genere e dell’AD nello specifico. In primis vi è un deficit di memoria e apprendimento (dimenticanze, difficoltà a immagazzinare nuove informazioni, difficoltà a ricordare gli eventi recenti rispetto a quelli più lontani).
Oltre alle difficoltà di memoria sono presenti anche altre difficoltà cognitive che interessano:
– linguaggio (difficoltà a trovare le parole e a denominare gli oggetti e/o difficoltà a comprendere quello che viene detto);
– attenzione (fatica a concentrarsi e a svolgere più azioni contemporaneamente, anche apparentemente semplici);
– percezione (mancato riconoscimento di oggetti di uso comune che comporta il loro scorretto utilizzo, come fa Lisetta che, non riconoscendo lo spazzolino da denti, lo utilizza per pettinarsi; mancata distinzione tra sostanze commestibili e non commestibili; difficoltà a percepire la profondità e la posizione del proprio corpo nello spazio; difficoltà a localizzare e interpretare gli stimoli dolorosi; difficoltà a riconoscere volti familiari);
– abilità prassiche (esecuzione scorretta della sequenza di gesti, difficoltà ad eseguire gesti su imitazione, a copiare un disegno, a vestirsi, a utilizzare correttamente oggetti di uso comune);
– funzioni esecutive (deficit a livello di ragionamento, capacità critica e logica, capacità di prendere decisioni, pianificazione, capacità di risolvere problemi, controllo inibitorio)
La seconda classe di sintomi presente nell’AD è rappresentata dai sintomi comportamentali e psicologici, raggruppati nella sigla BPSD (Behavioral and Psychological Symptoms of Dementia). Questi sintomi sono suddivisi in disturbi comportamentali (aggressività fisica e/o verbale, irrequietezza psicomotoria, vagabondaggio, comportamenti inadeguati, disinibizione sessuale, affaccendamento, disturbi del sonno e dell’alimentazione) e disturbi psicologici (ansia, umore depresso, deliri, allucinazioni). (Chattat, 2004).
Le conseguenze funzionali della demenza rendono la persona incapace di badare a se stessa nella vita quotidiana, sia per quanto riguarda le abilità di base (lavarsi, vestirsi, mangiare, fare la doccia, camminare) sia per quelle strumentali e più complesse (badare alla casa, telefonare, gestire il denaro, fare il bucato, occuparsi della spesa).
Quali sono i trattamenti?
Non esiste un trattamento farmacologico standardizzato per le persone affette da demenza, ma una visita neurologica potrebbe essere utile per individuare la giusta terapia sintomatica che vada ad agire, soprattutto, su quei disturbi comportamentali fortemente invalidanti per la qualità di vita dell’anziano (aggressività, deliri e allucinazioni).
Inoltre, possono essere utili al rallentamento del decorso sintomatologico interventi di stimolazione cognitiva, individuali o di gruppo, volti all’elicitazione, attraverso specifici esercizi di allenamento mentale, di tutte le funzioni cognitive. Possono essere utili anche training procedurali, interventi di reminiscenza, musicoterapia, interventi sull’ambiente in cui la persona vive e interventi di psicoeducazione al familiare o a chi se ne prende cura…perchè, al di là delle mancanze, in tutte le fasi della malattia esistono risorse cognitive e affettive conservate che è bene stimolare per rallentare il più possibile l’inesorabile deterioramento e per garantire alla persona affetta da demenza e al suo caregiver una qualità di vita il più possibile dignitosa.
Bibliografia
Feldman H., Gracon S. (1996). Alzheimer’s Disease, Symptomatic Drugs under Deveopment, in S. Gauthier (ed.), Clinical Diagnosis and Management of Alzheimer’s Disease, Martin Dunitz, London.
Chattat, R. (2004). L’invecchiamento. Carocci Editore.