Se sei davanti allo specchio a ripeterti, con un’espressione sul volto tendente al disgusto, quanto sei brutta oggi o come ti scende male quel vestito o che colorito da cadavere ti ritrovi…
O se sei in ufficio e ti riscopri a pensare che non sei brillante, come il tuo vicino di scrivania, ti senti inadeguato dinanzi al tuo capo e ti vengono in mente un sacco di errori imperdonabili della tua ultima settimana…
Oppure se hai appena rimproverato tuo figlio e il senso di colpa è lì a schiacciarti e a sussurrarti che non sei una buona madre e che una degna di questo ruolo avrebbe agito in tutt’altro modo…
Beh, in tutti e tre i casi, è estremamente probabile che tu stia facendo a botte con la tua autostima.
L’autostima è quel processo personale che ci porta ad attribuirci un valore, ad avere e costruire un’immagine di noi stessi, ad esprimere, su di noi, un giudizio e comprende, altresì, una serie di atteggiamenti con cui trattiamo noi stessi.
Spesso si instaurano dei circoli viziosi che, partendo da una bassa autostima, finiscono con l’alimentarla. Generalmente, chi ha una scarsa concezione di se stesso nutrirà aspettative negative su quello che succederà, sui rapporti che andrà ad instaurare o su come sarà una sua prestazione. Per cui, sarà in ansia e ci metterà meno impegno rispetto a quello di cui è capace e, con buona probabilità, questo porterà al fallimento che temeva. Di fronte al fallimento, la persona reagirà con un atteggiamento ancora più convinto di autocritica e si focalizzerà maggiormente sui propri difetti e sulle proprie mancanze, andando, in definitiva, a peggiorare l’idea negativa che ha di sé.
Se tu fossi quella ragazza di fronte allo specchio, ad esempio, è probabile che ti trascurerai, lasciandoti andare e che avrai un atteggiamento dimesso quando ti confronti o parli con gli altri. Questo porterà ad avere scarsi apprezzamenti dall’esterno che ti confermeranno la tua sensazione di sentirti brutta e la peggioreranno.
Se fossi quell’uomo al lavoro, invece, potrebbe essere che, sfiduciato, ti impegnerai meno aumentando la probabilità di errori e facendoti sentire sempre meno efficace.
E se fossi quella mamma, infine, l’atteggiamento di autorimprovero non ti permetterà di notare le tue potenzialità e, quando sarai con i tuoi figli, potrai essere focalizzata su ciò che non va nel vostro rapporto e percepirti sempre meno degna.
Diverse ricerche, nell’ambito della psicologia della salute, mostrano come l’autostima sia legata al benessere globale di una persona e come possa predirne il futuro stato di salute, non solo psicofisica, ma anche in termini di legami e relazioni sociali (Stinson et al. 2008).
Buoni livelli di autostima sono legati, infatti, al successo scolastico e professionale, alle relazioni positive, ad una maggiore attrattiva fisica e competenza sportiva e allontanano da comportamenti a rischio, disturbi d’ansia, depressione e disturbi alimentari (Baumesteir, Campbell, Krueger e Vohs, 2003).
L’idea di sé legata all’autostima non si limita ad un unico concetto generale, ma include una serie di dimensioni, ciascuna delle quali sviluppata a partire da diversi contesti ed esperienza di vita, in cui ci si trova ad interagire sin dall’infanzia: emotività, relazioni interpersonali, vissuto corporeo, competenze di controllo dell’ambiente, successo scolastico, vita familiare (Bracken, 1992).
Queste forme di autostima specifiche sono correlate tra loro e hanno effetti su quella globale, a seconda del valore e del peso attribuito a ciascuna delle componenti e in base al momento di vita (James 1890).
Ne deriva, quindi, che ciascuno di noi ha un importante margine di azione sulla propria autostima che è sì influenzata dai contesti di vita e insegnata da varie fonti educative, ma non è qualcosa di dato e definito a priori. Si tratta di una serie complessa di valutazioni, emozioni e atteggiamenti che si possono acquisire, sviluppare e potenziare.
Una buona autostima permette di viversi appieno, conoscere i propri limiti, essere consapevoli delle proprie potenzialità e consente di essere se stessi in modo autentico, costituendo uno dei più chiari segnali di benessere psicologico. E, se è vero, come afferma Pasini, che “l’autostima è un fiore che va innaffiato ogni giorno” (Pasini), forse converrebbe dotarsi di un buon pollice verde.
Bibliografia:
Baumeister, R.F., Campbell, J.D., Krueger, J. I., & Vohs, K. D. (2003). Does high self-esteem cause better performance, interpersonal success, happiness, or healthier lifestyles? Psychological science in the public interest, 4, 1-39.
Bracken, B.A. (1992), MSCS. Multidimensional Self-Concept Scale. Texas: PROED (trad. it. TMA Test di Valutazione Multimediale dell’Autostima, Edizioni Erickson, Trento, 1993)
Stinton, D. A., Logel C., Zanna M.P., Holmes J.G., Cameron J.J., Wood J.V., Spencer J.S.
The cost of lower self-esteem: testing a self and social bonds model of health. Journal of Personality and Social Psychology, 94, 412 – 428.
James, W. (1890), Principle of psychology. New York: Holt, Rinehart & Winston.