Luca è un ragazzino di dieci anni con l’argento vivo addosso, è sempre in movimento, fa fatica a stare seduto davanti alla televisione, è poco organizzato e autonomo nello studio, disturba spesso insegnanti e compagni, talvolta esce senza permesso dalla classe. Sin dalla scuola dell’infanzia Luca era piuttosto irrequieto, passava molto rapidamente da un gioco ad un altro senza terminarne alcuno e senza interessarsi ad alcun gioco per tempo prolungato. Ha i capelli biondi, il sorriso grande e l’intelligenza vivace, ha difficoltà a tollerare le frustrazioni e tende a essere insofferente alle richieste più faticose, a scuola tende a essere poco motivato e, in alcune ore, generalmente le ultime della giornata, appare incontenibile. Le insegnanti segnalano scarso rendimento scolastico, ‘distrazione costante’, difficoltà ad aspettare il turno, verbosità. Già all’ingresso della scuola dell’infanzia si erano evidenziate delle difficoltà nel rispetto delle regole, i rapporti con i compagni di classe erano sono sempre poco soddisfacenti: non sempre, infatti, veniva accettato dal gruppo che si lamentava per l’invadenza e la vivacità eccessiva. I genitori, entrambe impiegati, riferiscono che “si trascina i compiti fino a tardi e spesso non riesce a portarli a termine nonostante frequenti un doposcuola quasi tutti i giorni e riceve spesso rimproveri per averne combinata una delle sue. Descrivono Luca come “da sempre in movimento, un moto perpetuo, da quando ha imparato a camminare è stato un continuo inseguirlo, un continuo dover controllare i suoi movimenti perché da un momento all’altro poteva farsi male. Luca poi voleva a tutti i costi che le cose fossero fatte a modo suo, altrimenti urla e pianti!”.
Matteo ha nove anni, frequenta la quarta elementare e da qualche tempo il suo comportamento è stato considerato “problematico” sia dagli insegnanti che dai suoi genitori. Già da quando era molto piccolo Matteo non sembrava ben adattarsi a ritmi regolari di alimentazione e di sonno, alla scuola materna era fra i bambini più vivaci. Talvolta se Matteo stava giocando con un oggetto che gli piaceva molto non permetteva agli altri bambini di partecipare al gioco, arrivando anche a respingerli con la forza e rifiutandosi di abbandonare la sua attività anche quando gli veniva chiesto dall’insegnante. Se Matteo a passeggio con i genitori vedeva qualcosa di interessante cercava con ostinazione di ottenerla a tutti i costi, quando il suo desiderio veniva soddisfatto, la cosa ottenuta perdeva quasi subito di interesse. Con l’inizio delle scuole elementari la situazione si è un po’ complicata: la sua difficoltà a restare attento durante le lezioni ha portato Matteo ad avere difficoltà a mantenersi al passo con gli altri e a manifestare un rendimento scolastico adeguato, spesso faceva fatica a sedersi ed ascoltare storie e a stare seduto in classe o in fila. I compiti scolastici che gli venivano assegnati erano eseguiti in modo disordinato e contenevano errori, o addirittura in certi casi non vengono svolti o portati a termine. Capitava così che spesso Matteo riceveva rimproveri per non essere stato attento o per non aver svolto nel modo giusto un lavoro assegnato.
Il Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività, o ADHD, è un disturbo evolutivo dell’autocontrollo. Il DDAI riguarda l’autocontrollo, in quanto il bambino non riesce spesso a orientare i propri comportamenti in funzione del trascorrere del tempo o rispetto alle richieste e alle attese dell’ambiente esterno, ovvero non è in grado di utilizzare i comandi interiori per eseguire azioni adeguate che l’ambiente si aspetterebbe da lui: rimanere seduto durante i pasti, svolgere i compiti per casa e così via. Esso include difficoltà di attenzione e concentrazione, di controllo degli impulsi e del livello di attività. Questi problemi derivano sostanzialmente dall’incapacità del bambino di regolare il proprio comportamento in funzione del trascorrere del tempo, degli obiettivi da raggiungere e delle richieste dell’ambiente. I bambini come Luca e Matteo presentano una difficoltà di autoregolazione, i problemi di attenzione (relativi ad esempio alla difficoltà a prestare attenzione per un periodo prolungato di tempo, ad organizzarsi, alla presenza di errori di distrazione o scarsa cura per i dettagli), l’iperattività (relativa ad esempio ad un eccessivo movimento, il bambino, infatti, fatica a stare fermo, in classe si alza quando non dovrebbe) e l’impulsività ( riferita ad esempio all’incapacità di riflettere prima di dare delle risposte, alla fatica ad attendere il proprio turno, alla presenza di interruzioni e intromissioni nelle conversazioni) sono le caratteristiche principali per definire l’ADHD, che possono essere contemporaneamente presenti in alcuni bambini, in altri casi vi è una prevalenza di sintomi di disattenzione o di iperattività-impulsività. I sintomi si presentano in modo frequente e in più contesti (a scuola, a casa, con amici-parenti..) e per un periodo persistente e devono provocare una compromissione clinicamente significativa nel funzionamento scolastico e sociale. E’ importante precisare che si tratta di un vero e proprio disturbo la cui eziologia è su base neuropsicologica e che ha conseguenze negative non solo per l’individuo stesso, in quanto rappresenta un serio ostacolo al raggiungimento di obiettivi di vita personali, ma anche per gli adulti di riferimento in quanto causa sofferenza, stress e sconforto. Ad aggravare la situazione si osserva poi che i bambini con ADHD molto spesso non presentano solo questi sintomi, ma anche altre caratteristiche associate quali difficoltà scolastiche, di rendimento e di comportamento, negli apprendimenti scolastici, talvolta sono presenti anche sintomi di tipo ansioso o depressivo. I problemi di autocontrollo comportamentale si possono ripercuotere anche sulle relazioni interpersonali e nel rispetto delle regole sociali. Secondo i dati della letteratura scientifica il trattamento per l’ADHD è di tipo multimodale, cioè un trattamento che implica il coinvolgimento di scuola, famiglia e bambino stesso; è possibile anche l’utilizzo di un intervento di tipo farmacologico.
Bibliografia:
AIDAI : Associazione Italiana Disturbi Attenzione e Iperattività
Vio C., Marzocchi G.M., Offredi F. (1999). Il bambino con deficit di attenzione/iperattività. Diagnosi psicologica e formazione dei genitori. Ed. Erickson
Cornoldi C., Gardinale M., Masi A., Pettenò L. (1996). Impulsività e autocontrollo. Interventi e tecniche metacognitive. Ed. Erickson