“Diventiamo quello che pensiamo per la maggior parte del tempo”
Earl Nightingale
Tra dieci giorni Gianluca deve presentarsi all’esame…sono 6 mesi che studia il materiale…Ha già posticipato la prova una volta, ma neanche in questa occasione avverte di essere preparato come desidera. Dovrebbe sapere tutto, dovrebbe aver imparato tutti i manuali che sono previsti, tutti gli argomenti, tutti gli schemi. Non può fallire …sarebbe terribile.
Gianluca vuole essere totalmente competente prima di affrontare la prova che lo aspetta.
Se potessimo analizzare i pensieri di Gianluca, visualizzarli e trascriverli come un racconto, probabilmente troveremo dei pensieri di questo tipo:
“devo prendere un bel voto all’esame…se fallissi sarebbe per me inaccettabile….è inammissibile fallire”.
Questi pensieri costituiscono parte della nostra vita interiore; sono automatici in quanto non vi è un controllo volontario da parte nostra, ma arrivano alla nostra coscienza in maniera spontanea.
Albert Ellis, il fondatore della Terapia Razionale Emotiva (RET), sottolinea l’importanza dell’identificazione di questi pensieri; alcuni sono definiti “razionali” altri invece “irrazionali”.
Ma che cosa è un “pensiero razionale?”
Razionale è un pensiero o ragionamento che consente agli esseri umani di raggiungere i propri scopi. Proviamo ora a riferirci all’esempio di Gianluca per individuare la razionalità o l’irrazionalità dei pensieri del protagonista. Gianluca, spinto dalle proprie convinzioni circa l’inaccettabilità del fallimento, paga alcuni costi molto importanti. In primo luogo, tentare di prepararsi alla perfezione è un compito assai arduo e complesso, e, molto spesso, implica una dose di energia fisica e emotiva che inficia il benessere psicologico. In secondo luogo, procastinare il momento dell’esame contribuisce a rallentare il percorso di studi, allontanando Gianluca dal proprio scopo attivo di sentirsi una persona competente in quell’ambito. Il pensiero prodotto da Gianluca non è quindi razionale.
Ellis, sulla base della propria esperienza clinica, ha identificato undici idee definite irrazionali che contribuiscono al disagio psicologico delle persone e al suo perpetuarsi nel tempo (Ellis, 1962).
La seconda idea si inserisce proprio nell’ambito dell’esempio che è stato fatto sopra. Vediamola ora nel dettaglio.
Seconda idea irrazionale:
“Si deve essere totalmente competenti, adeguati e vincenti sotto ogni possibile aspetto, per potersi considerare degni di valore”.
Ma perché è definita irrazionale?
La necessità di essere totalmente competenti, adeguati e vincenti costituisce il nucleo disfunzionale della seconda idea irrazionale, associato al fatto che solo se ciò accade ci si può definire persone di valore.
Ci sono diversi motivi per cui tale idea è definita irrazionale (Ellis, 1962).
In primo luogo, è molto difficile essere perfettamente competenti ed eccellere in tutti gli ambiti della propria vita. Tentare di avere successo ed impegnarsi a riuscire bene nella scuola, nel lavoro, nello sport è funzionale in quanto comporta dei vantaggi reali, come ad esempio piacevolezza, soddisfazione personale e denaro. Ma pretendere di essere perfetti in tutto ciò che si fa, comporta vivere una situazione emotiva di forte ansia, e spesso, sensazioni di fallimento che insorgono quando questi standard perfezionistici non combaciano con la realtà.
Oltre a questo, eccellere in qualcosa significa inevitabilmente confrontarsi con le capacità altrui per superarle. Una persona può sicuramente distinguersi in un dato ambito, ma è altamente probabile che altri individui siano più portati di lui in altri ambiti. Il rischio per la persona è di sentirsi poco efficace e competente in relazione alle prestazioni altrui; queste prestazioni non sono tuttavia controllabili né modificabili dall’individuo, in quanto non dipendono da proprie capacità, ma dalle abilità degli altri. L’eccessiva preoccupazione per la buona riuscita di una determinata prestazione, inoltre, porta normalmente ad una paura enorme di fare errori e fallire, emozioni che generalmente contribuiscono a sabotare lo stesso risultato per cui ci si sta battendo. L’attenzione è orientata solo al risultato, perdendo la possibilità di svolgere il compito con piacevolezza.
Definire infine il proprio valore personale in termini di successi estrinseci e vivere pensando che si debbano superare gli altri per essere felici e degni di valore, significa aderire ad una filosofia di vita che non si discosta molto da quella per cui si debba essere ricchi, bianchi o cristiani per essere persone rispettabili e degne.
Ma è possibile modificare i propri pensieri irrazionali?
Ellis sottolinea come sia possibile smontare e ricostruire alternative di pensiero più flessibili e funzionali al benessere psicologico degli individui. E’ possibile ad esempio agire sulla doverizzazione insita nella seconda idea disfunzionale (da “devo assolutamente essere competente” a “voglio essere competente”), sulla generalizzazione (da “in tutti gli ambiti” a “negli ambiti per me importanti”), e sulla relazione con il valore umano (valore estrinseco vs valore intrinseco).
L’identificazione e la messa in discussione dei pensieri disfunzionali costituisce uno degli obiettivi della psicoterapia.
Bibliografia
Ellis, A.(1962). “Reason and emotion in psychotherapy. Lyle Stuart, New York. Tr.it. “Ragione ed emozione in psicoterapia”. Astrolabio, Roma 1989.