“E saprò accarezzare i nuovi fiori, perché tu m’insegnasti la tenerezza”
– Pablo Neruda –
La tenerezza si caratterizza per essere un’emozione di bassa intensità, che comporta una momentanea commozione in risposta a particolari situazioni relazionali. Tale commozione si traduce in un’attivazione emotiva moderata, di valenza piacevole, non costante e duratura nel tempo come nel caso di altri vissuti emotivi. Si tratta di un’attivazione i cui contenuti mentali consistono in una benevole disposizione affettiva nei confronti dello stimolo verso cui si è orientati. In particolare, si esprime come una disposizione affettiva, di contatto verso un’altra persona sul piano della vicinanza e dell’intimità. A livello gestuale, la manifestazione di tenerezza verso l’altro è ben rappresentata dalla carezza, ad esempio della mano, atto che acquisisce il significato di reale presenza, di “esserci”.
La tenerezza: quali caratteristiche assume?
In senso generale, si tende a provare tenerezza verso quelle persone o realtà percepite come deboli o indifese (ad esempio, bambini, anziani, cuccioli), oppure verso coloro a cui si è affettivamente legati o con cui si intrattiene una relazione amorosa. In altri casi, la tenerezza può essere provata osservando l’interazione tra una madre ed il proprio neonato, nella manifestazione di un sentimento profondo di affetto e totale dedizione (sia nell’ambito umano sia in quello animale, osservando l’adulto che si prende cura del proprio cucciolo). Si possono così definire due tipi di tenerezza, in riferimento al tipo di legame messo in gioco con l’altro: “tenerezza compassionevole o protettiva” e “tenerezza affettuosa o da vicinanza”.
Tenerezza compassionevole o protettiva
Per poter provare tenerezza compassionevole, protettiva verso un’altra persona è determinante il fatto che questa sia percepita come vulnerabile, come non in grado di far fronte ad uno scopo per lei fondamentale in termini di tutela da possibili pericoli. Nello specifico, si prova tenerezza protettiva nei confronti di qualcuno (Liotti, 1990, 1994) nel momento in cui lo si percepisce come indifeso rispetto a delle potenziali avversità, esposto ad una possibile sofferenza ma comunque ritenuto protetto ed accudito. Tale vulnerabilità, in particolare, viene valutata come transitoria o comunque interamente compensabile con l’accudimento da parte di altri o di noi stessi, predisponendoci alla cura e alla protezione (se non vi è la percezione, mediata, dell’accudimento, protezione da parte di qualcuno o di noi stessi, l’emozione vissuta è di pena in quanto la sofferenza viene colta come reale, presente). Il sentire tenerezza verso l’altro ci predipone ad un atteggiamento accudente, di amorevole attenzione. La possibilità di intenerirci verso qualcuno è comunque influenzata dal fatto che il suo comportamento sia valutato positivamente, non interferisca, quindi, con i nostri scopi considerati come prioritari.
Dal punto di vista evolutivo, il provare tenerezza è fondamentale dal momento che ci dispone alla cura, accudimento di chi ne ha bisogno. In particolare, la sua manifestazione attraverso il tatto è determinante nella cura del neonato, essendo questo il primario canale sensoriale con cui si struttura il legame.
Tenerezza affettuosa o da vicinanza
Lo stato di commozione che caratterizza la tenerezza si collega anche a vissuti di affetto ed amore. Si parla di tenerezza, infatti, anche in riferimento ai legami affettivi e legami amorosi in cui “ci si scambiano tenerezze”, in cui il senso di vulnerabilità ci spinge a ricercare la vicinanza, presenza di qualcuno che si prenda cura di noi. Si è prediposti a chiedere vicinanza, attenzione, intimità, mossi dall’idea di poter contare sull’altro, sulla sua presenza, sentendoci così protetti ed accuditi.
Dal punto di vista evolutivo, gli scambi affettivi, quindi, hanno un forte valore adattivo. Tale tenerezza è relativa ad un nostro stato di vulnerabilità e ci indica che qualcuno è pronto ad accudirci, ad esserci vicini per cui possiamo sentirci al sicuro. Inoltre, in quanto emozione con valenza positiva di lieve intensità facilita i processi di apprendimento e di risoluzione dei problemi, incrementando i livelli di creatività e di flessibilità (Isen, 1999; Siegel, 1999).
Possibili ostacoli a “vivere” la tenerezza
In alcuni casi, provare tenerezza verso un’altra persona o verso sé stessi può essere ostacolata dal fatto che in quel momento si è avvolti da pensieri critici o da emozioni di valenza opposta quali rabbia, paura o disprezzo (Cigoli, Genori, 2008).
In altri casi, la resistenza ad entrare in una relazione tenera, di vicinanza con l’altro, si collega ad una più ampia difficoltà della persona ad entrare in contatto con tale emozione, finendo con l’inibirla.
In altre situazioni, più o meno consapevolmente, si possono mettere in atto comportamenti di chiusura o di evitamento rispetto alla possibilità di entrare in contatto di vicinanza con un’altra persona. Tale atteggiamento si ricollega ad un vissuto di minaccia verso manifestazioni di vicinanza intima (a partire dal timore di essere giudicati negativamente in termini di vulnerabilità, la persona evita di esporsi ai contatti affettivi) o ad un vissuto di scarso interesse verso le effusioni affettive, di condivisione in quanto ritenute in contrasto ai propri scopi, di carattere più individualistico (la persona è disinteressata verso ciò che è “altro” da sè, non prova attrattiva, desiderio rispetto alle possibilità derivanti da una relazione).
Nel complesso, la tenerezza, in quanto emozione con valenza positiva, di lieve intensità e caratterizzata da un forte valore adattivo, è funzionale al benessere individuale in quanto incrementa la possibilità di comportamenti prosociali a livello di scambio reciproco.
Bibliografia:
Castelfranchi, C. (1988). Che figura! Emozioni e immagine sociale. Il Mulino, Bologna.
Cigoli, V., Genori, M. (2008). Violenza di coppia e tenerezza dei legami. Metodologia dell’intervento clinico in caso di divorzio, Terapia Familiare, fascicolo 8.
Isen, A. M. (1999). Positive affect. In M. Power, T. Dalgleish (a cura di), Handbook of Cognition and Emotion, Wilwy, New York.
Liotti, G. (1990). Il concetto di sistema comportamentale tra etologia e psicologia clinica. Rivista di Psicologia Clinica, 2, 176-187.
Liotti, G. (1994). La dimensione interpersonale della coscienza. Nuova Italia Scientifica, Roma.
Lissandron S., Apparigliato M. (2010). La tenerezza. In M. Apparigliato e S. Lissandron (a cura di), La cura delle emozioni in terapia cognitiva, Alpes, Roma.
Siegel D. J. (1999). The developing mind: toward a neurobiology of interpersonal experience. New York: Guilford.