La comunicazione avviene quando, oltre al messaggio, passa anche un supplemento di anima.
(Henri Bergson)
Oggi si parla molto di comunicazione, ma cosa vuol dire comunicare e come possiamo farlo in modo efficace? Per rispondere a queste domande cominciamo col chiederci: comunicare cosa? A chi? E come?
Il verbo comunicare viene dal latino “communicare” derivato del termine “communis”, ossia “comune”; nella sua accezione principale, infatti, questo termine sta ad indicare il rendere comune qualcosa, entrando così in relazione con gli altri. Quindi, cosa comunichiamo? Ad esempio, possiamo “mettere in comune” opinioni, emozioni o conoscenze relativi ad un dato tema. E come lo comunichiamo? Lo scambio comunicativo avviene in un contesto (a scuola, al lavoro, ecc.) utilizzando diversi canali (i mezzi con i quali comunichiamo) e codici (i linguaggi che utilizziamo).
Inoltre, il processo di comunicazione interpersonale si basa sulla presenza di almeno due componenti: la fonte che invia il messaggio e il ricevente che accoglie tale messaggio. Di conseguenza, il processo comunicativo sarà efficace quando entrambe queste componenti funzioneranno adeguatamente. Per semplificare facciamo un esempio che attinga al nostro quotidiano: quando telefoniamo ad un amico affinché la telefonata abbia successo è necessario non solo che il nostro telefono sia funzionante, ma che lo sia anche il suo, altrimenti non riusciremo a recapitargli alcun messaggio; allo stesso modo, quando comunichiamo possiamo impegnarci a farlo nel modo migliore possibile cercando di tramettere il nostro messaggio con chiarezza, ma perché la trasmissione vada a buon fine avremo bisogno che anche il ricevente partecipi in modo funzionale al processo. In particolare, è il ricevente ad assegnare un significato al messaggio e lo fa attingendo al proprio mondo interiore, alle proprie credenze o valori di riferimento. Di conseguenza, quando due o più individui comunicano fra loro, cooperano per stabilire una relazione e creano un mondo di significati condivisi a partire dai messaggi scambiati su di un tema particolare.
Riassumendo, l’atto di comunicare a livello interpersonale si sviluppa in un determinato contesto, attraverso un emittente e un ricevente che possono utilizzare diversi canali e codici per veicolare un messaggio con un determinato tema.
Inoltre, abbiamo accennato a come l’atto di comunicare implichi l’entrare in relazione con qualcuno. A tale proposito, è importante sottolineare come la comunicazione interpersonale sia modulata da diverse componenti: il linguaggio verbale (le parole che utilizziamo), il linguaggio paraverbale (il tono, il ritmo con cui le parole sono pronunciate), ma anche il linguaggio non verbale (i gesti o le espressioni a cui rispondiamo con immediatezza). In particolare, il modo in cui il nostro interlocutore reagirà al nostro messaggio dipenderà dal significato che attribuirà a tutte queste variabili durante la nostra conversazione. Facciamo un esempio: Andrea e Sonia sono sposati, una mattina prima di uscire per andare al lavoro Andrea fa una semplice richiesta a Sonia, o almeno questo è quello che crede…Infatti, Sonia pensa “aveva un tono sarcastico quando mi ha chiesto se potevo chiamare il commercialista, probabilmente pensa come sempre che combinerò un pasticcio! Non ha fiducia in me!” e a questo punto, ignora le parole rispondendo con irritazione al tono della voce di Andrea, il quale, non essendo consapevole dei pensieri di Sonia, interpreta la risposta come un incomprensibile rifiuto e si arrabbia.
Probabilmente, Andrea e Sonia non avevano intenzione di iniziare la mattina litigando, tuttavia lo scambio fra i due coniugi non è andato a buon fine: lui non ha visto esaudita la sua richiesta, e Sonia non è stata in grado di comunicare il suo punto di vista. Cosa può essere accaduto? Un motivo potrebbe consistere nella disarmonia fra le componenti verbali e non verbali del linguaggio. In particolare, è bene ricordare che il contenuto verbale, ossia “cosa” diciamo, è certamente importante, ma è il “come” lo diciamo, ossia con che tono, sguardo o gestualità a chiarire il significato del nostro messaggio, anzi secondo alcuni studi la componente non verbale costituisce circa il 90% della relazione.
A questo punto, appare chiaro come il processo comunicativo sia composto da aspetti cognitivi, emotivi e relazionali ed è evidente come ogni persona possieda un proprio mondo interiore e un particolare modo di relazionarsi all’altro; di conseguenza, un ulteriore importante fattore per una comunicazione efficace è costituito dal riuscire ad abbandonare il proprio sistema di riferimento per accogliere quello dell’interlocutore, in particolare per comunicare è fondamentale la capacità di ascolto e di apertura verso l’altro.
Inoltre, risultano importanti anche la consapevolezza di sé ed il conseguente proprio stile comunicativo.
A tale proposito, possiamo individuare tre stili principali: passivo, aggressivo e assertivo.
Lo stile passivo è tipico della persona che subisce gli altri e ne teme il giudizio ritenendoli migliori di sé; solitamente, queste persone sono incapaci di esprimere le proprie opinioni o sentimenti, fanno fatica a prendere decisioni o a rifiutare richieste e tendono a sottomettersi al volere dell’altro. In generale, l’obiettivo perseguito dalle persone passive è quello di evitare ogni possibile conflitto, assecondando le richieste dell’interlocutore.
All’opposto, troviamo il comportamento aggressivo tipico della persona che tiene conto esclusivamente di se stessa e della propria gratificazione, svalutando gli altri. In questo caso l’obiettivo generale consiste nell’ottenere a tutti i costi ciò che si desidera.
In ultimo, troviamo il comportamento assertivo che caratterizza una persona in grado di rispettare i propri e gli altrui diritti; le persone assertive non subiscono il volere dell’altro, ma non esigono nemmeno che gli altri si pieghino al loro perché hanno stima di sé e dell’altro. Lo stile assertivo rende possibile esprimere in modo chiaro, flessibile e coerente sul piano verbale e non verbale le proprie opinioni ed emozioni, raggiungendo i propri obiettivi nel rispetto dell’altro.
Nello specifico, gli elementi costituitivi dell’assertività sono:
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la capacità di difendere i propri diritti, anche rifiutando richieste irragionevoli;
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l’assertività sociale, ossia la capacità di iniziare, continuare e portare a termine agevolmente le diverse interazioni sociali;
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la capacità di espressione dei sentimenti positivi e negativi agli altri;
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l’assertività di iniziativa, ossia la capacità di risoluzione dei problemi e di soddisfazione dei propri bisogni;
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l’indipendenza, ossia l’abilità di esprimere le proprie opinioni seppur in disaccordo con quelle degli altri
In generale, le tecniche assertive possono essere apprese, ma è importante ricordare che lo stile comunicativo è modulato anche dalla consapevolezza di sé: in particolare, un’autostima positiva è alla base di un comportamento assertivo.
Concludendo, tutti noi possiamo imparare a comunicare al meglio i nostri bisogni, ma per farlo risulterà sempre essenziale iniziare a conoscere quali essi siano.
Bibliografia
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Di Lauro, D. (2011). Manuale di Comunicazione Assertiva. Xenia Edizioni e Servizi srl, Milano
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Pedrotti, M. (2008). L’assertività. Psicoterapeuti in-formazione, n 1, pp. 90-120, pubblicata su www.apc.it e su www.scuola-spc.it
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http://www.youget.it/comunicare/