“Non si è felici nell’imperturbabilità, ma nell’attraversamento del vento e della tempesta”
Roberto Vecchioni
Ci ha messo un po’ ad arrivare, ma finalmente l’estate ha bussato alle porte delle nostre fatiche invernali per lasciarci giornate di sole e prospettive floride di riposo e vacanza. Purtroppo, non è così per tutti. Alessandro e Francesca, nonostante il duro anno lavorativo, hanno sostenuto troppe spese e non possono concedersi la classica vacanza di coppia che li rigenera, come ogni anno. Niente bagagli nemmeno per la loro cara amica Daniela, che qualche mese fa ha perso il lavoro, e per il loro vicino di casa, Riccardo, costretto a rimanere in città, in un’ottica di risparmio per importanti lavori di ristrutturazione che lo aspettano in autunno.
Alessandro è disperato, sempre musone, pensieroso e triste, pensa che tornerà al lavoro più stressato di prima e neanche sua moglie, Francesca, riesce a consolarlo quando gli dice, con tono rassicurante, che va benissimo così, che andrà tutto bene comunque e che l’estate sarà sicuramente meravigliosa.
Daniela, invece, ha già comprato un bel po’ di riviste di giardinaggio, pensando che, per quanto sarà triste l’afosa atmosfera di agosto in città, potrà finalmente coltivare (in tutti i sensi) la sua passione e sviluppare il suo pollice verde e si immagina che, appena troverà un nuovo lavoro, si concederà anche solo un weekend fuori porta per rifarsi.
Riccardo non fa altro che ripetere che perlomeno non avrà problemi di parcheggio, se vorrà andare a prendersi un gelato in centro, e potrà comunque, nei suoi giorni di ferie, dedicarsi alle sue passioni, riposarsi, fare la spesa senza avere i minuti contati, godersi colazioni e pranzi senza orologio e invitare i suoi amici a casa, tutte cose che abitualmente gli riescono difficili, a causa del serrato ritmo lavorativo.
I quattro amici hanno modi diversi di guardare il mondo e di vivere gli avvenimenti spiacevoli che gli accadono. Quello che cambia è il loro stile esplicativo che può essere pessimista o ottimista. Si tratta della modalità con cui generalmente ci spieghiamo gli eventi spiacevoli e li affrontiamo (Seligman, 1996).
Alessandro è palesemente pessimista, vede la vacanza mancata come un evento terribile e tende a credere che questo evento negativo durerà nel tempo, influenzando anche il suo ritorno al lavoro. Daniela e Riccardo mostrano, invece, uno stile esplicativo ottimista, grazie al quale si comportano in modo opposto al loro amico Alessandro: credono che l’evento spiacevole sia temporaneo e circoscritto e non si scoraggiano, ma, al contrario, cercano di puntare alle loro potenzialità e di sfruttarle al meglio.
Questi due differenti modi di interpretare gli eventi spiacevoli hanno conseguenze importanti, non soltanto sui comportamenti con i quali si affrontano le difficoltà, ma anche, in un’ottica più a lungo termine, sui successi e sulle condizioni di salute. Se c’è un concorso per un incarico, è maggiormente probabile che gli ottimisti vengano scelti rispetto ai pessimisti; gli ottimisti, inoltre, godono di un buono stato di salute, invecchiano bene e risentono meno dei tradizionali malanni di mezza età (Seligman, 1996).
Ne consegue che l’ottimismo non è, come generalmente si pensa, una riscoperta del pensiero positivo, non è apprendere la capacità di dire a se stessi sempre e comunque cose belle e positive. L’ottimismo è legato a ciò che siamo in grado di dirci in caso di fallimenti e come leggiamo le avversità di fronte alle quali la vita ci pone (Seligman, 1996).
L’ottimismo non è neppure connesso a fantasie consolatorie, come quelle di Francesca, moglie di Alessandro: pensare che l’estate sarà meravigliosa senza vacanze è un modo di raccontarsela e di negare un legittimo stato di delusione e tristezza. Altra cosa è ammetterlo e cercare modalità migliori per affrontarla e adoperarsi comunque per raggiungere il miglior stato di benessere possibile. Un po’ come accade a Pollyanna, nel romanzo scritto da Eleanor H. Porter: una ragazzina, orfana di madre, riceve in dono, per un errore, delle stampelle, nonostante avesse desiderato una bambola; il padre le insegna il “gioco della felicità” che l’aiuta ad essere contenta di tutto, nel caso specifico delle stampelle, a gioire del fatto che lei abbia delle gambe sane e robuste e non debba usarle. Si tratta di una distorsione cognitiva che ci porta a vedere sempre e solo aspetti positivi, anche laddove non ci sono e a non legittimare cose che ci deludono o intristiscono. La realtà è che le stampelle non sono una bambola. Altra storia è, dopo aver vissuto la frustrazione di un desiderio non avverato, riuscire a trovare un modo creativo per utilizzare le stampelle e farle diventare anch’esse un gioco.
La cattiva notizia è che un atteggiamento tendenzialmente pessimista può essere profondamente radicato, quella bella è che lo stile esplicativo può cambiare, non è qualcosa di già dato e l’ottimismo può essere appreso grazie all’acquisizione di una serie di abilità specifiche (Seligman, 1996).
LA PSICOLOGIA POSITIVA
Di questo si occupa la psicologia positiva, disciplina recente che prende piede nel 2000, grazie ad alcune ricerche di Seligman e che, con rigore scientifico, si occupa di modificare “l’interesse centrale della psicologia dalla preoccupazione di porre rimedio agli aspetti peggiori della vita alla costruzione anche di qualità positive” (Seligman e Csikszentmihaly, 2000).
La psicologia positiva è fortemente collegata ai concetti di benessere e felicità, non come sono comunemente intesi nel loro significato di buonumore, sorrisi e allegria.
FELICITA’ E BENESSERE
“Un sorriso non è un indicatore infallibile di tutto
ciò che rende la vita degna di essere vissuta.
Quando siamo profondamente coinvolti in attività appaganti,
quando parliamo con il cuore o quando compiamo un gesto eroico,
non è detto che ci mettiamo a sorridere o che in quel momento proviamo piacere.
Tutti questi aspetti sono di grande interesse per la psicologia positiva
e non rientrano nel campo della felicitologia”
Peterson
In un primo momento l’argomento centrale della psicologia positiva è stata la felicità, misurata attraverso la soddisfazione di vita, e l’obiettivo principale era incrementarla. Si trattava di un obiettivo molto legato all’umore che teneva fuori dal range tutta quella fetta di popolazione con “ridotta affettività positiva” che poteva comunque trovare un significato alla propria vita e un buon livello di benessere. La teoria iniziale sembrava più una sorta di blanda “felicitologia” (Peterson, 2006).
Si è di seguito passati dalla teoria della felicità autentica alla teoria del benessere. Il gold standard per misurare il benessere è il funzionamento ottimale della persona e l’obiettivo della psicologia positiva è proprio aumentare questo funzionamento, potenziando il più possibile le proprie risorse e capacità, per far fiorire il proprio terreno (flourishing; Seligman, 2011). Per conseguire questo obiettivo possiamo iniziare domandando a noi stessi cosa ci rende realmente felici (Seligman, 2011).
La felicità non è uno stato d’animo, non arriva come un’ondata. Non giunge in modo improvviso e automatico, non si diventa felici per un attimo e in una sola volta, ma è frutto di un lavoro paziente, portato avanti giorno dopo giorno. La psicologia positiva si concentra su elementi creativi, costruttivi e propositivi: felici si impara ad esserlo, è una questione di continua scelta verso il maggior grado di benessere che possiamo avere ed è legata alla creativa capacità di riorganizzare i vari elementi, ogni volta che si presenta un problema per trovare la giusta spinta ad agire nella direzione della sua risoluzione. Un po’ come scelgono di fare Daniela e Riccardo che non possono andare in vacanza, a differenza di Alessandro e sua moglie.
La teoria del benessere si sviluppa attorno a 5 elementi principali, riassumibili nell’acronimo PERMA:
- Emozione positiva (Positive Emotion), che diventa un elemento del benessere e non il principale, come nella teoria della felicità autentica. Essere di buon umore e provare piacere nella vita ci aiuta meglio a superare, in modo creativo, i momenti problematici e maggiormente critici.
- Coinvolgimento (Engagement): fa riferimento a tutti quei momenti in cui siamo immersi completamente in qualcosa che ci piace, in modo da esserne quasi assorbiti e da perdere la cognizione del tempo. Il coinvolgimento ha, come l’emozione positiva, una connotazione soggettiva, lo si sperimenta in base ai propri interessi e alle proprie passioni. Lo sperimentate ogni volta che, a fine attività, avete pensato che il tempo fosse passato senza accorgervi, tanto che vi sembra di aver cominciato solo qualche minuto prima. Può essere successo mentre dipingevate, giocavate a calcio, a basket, tennis, facevate sesso, leggevate un romanzo, ascoltavate il vostro vinile preferito, riordinavate la vostra collezione di non so che….
- Significato (Meaning), legato al servire e far parte di qualcosa che consideriamo più grande di noi stessi.
- Realizzazione (Accomplishment), concetto non legato, in termini narcisisti, a potere e successo, ma, piuttosto, al riuscire a fare quello che più ci piace e che più amiamo, condizione importante per percorrere la strada del benessere.
- Relazioni positive (Positive Relationship): davvero poche cose positive sono solitarie. Buoni rapporti con gli altri sono la principale fonte di benessere emotivo, indipendentemente da età e cultura. Provate a ricordare l’ultima volta che avete riso a crepapelle, provato una gioia immensa, sperimentato un significato profondo o raggiunto un obiettivo, quando vi siete sentiti orgogliosi di aver portato a termine un progetto: senz’altro eravate in compagnia di altre persone (Reis, Gable, 2003).
Ciascuno di questi elementi ha tre proprietà: contribuisce al benessere, è ricercato per il suo piacere intrinseco ed è definito e misurato indipendentemente da tutti gli altri, in modo esclusivo (Seligman, 2011).
ESERCIZI DI PSICOLOGIA POSITIVA PER AUMENTARE IL NOSTRO BENESSERE
Se, dunque, il benessere e la felicità sono questione di esercizio, serve un po’ di impegno per iniziare e di costanza per raggiungerli, vi suggeriamo alcuni semplici esercizi che, non senza sforzo, possono aiutarvi in questa direzione. Se volete riuscire ad avere la capacità di vivere le vacanze (e, più in generale, le difficoltà di vita) come Daniela e Riccardo e non come Francesca e Alessandro, non vi resta che cominciare.
- LA VISITA DI GRATITUDINE: pensate a qualcuno a cui siete grati per qualcosa, ma che non avete mai ringraziato a dovere, mettetevi comodi, scrivetegli una lettera di ringraziamento e andate a consegnargliela di persona. Siate brevi e centrate il motivo: scrivete esattamente come vi ha fatto sentire e perché lo ricordate. Molto probabilmente sperimenterete quello che vuol dire esprimere gratitudine in modo profondo e significativo (Seligman, 2011).
- LE TRE COSE BELLE: prendete un quadernino colorato e scrivete, a fine giornata, per tutti i giorni della vostra vita, tre cose belle che vi sono successe e perché, secondo voi, sono andate bene. Scrivetele anche, e soprattutto, in quelle giornate che ritenete pensanti e faticose. Non devono essere per forza cose importanti e di grande spessore, ma anche piccole e apparentemente insignificanti. Serve a contrastare la naturale inclinazione al catastrofismo e l’incapacità tipica dell’uomo di assaporare gli eventi positivi rispetto alla tendenza a soffermarsi su quelli negativi della vita (Seligman, 2011). Il consiglio è di non mollare l’esercizio nei primi giorni, perché col tempo vi risulterà più facile e, addirittura, nei successivi sei mesi è probabile che siate meno depressi, più felici e non riusciate a smettere con questo esercizio (Seligman, Steen, Park, Peterson, 2005).
- PAROLE POSITIVE A VOI STESSI Provate a fare una lista di cose belle che volete dirvi: qualità, punti di forza, risorse che avete, cose che avete realizzato, ostacoli che siete riusciti a superare. Conservate la lista e provate a rimpolparla, quando lo ritenete opportuno e a rileggerla nei momenti critici, per trovare qualcosa che può aiutarvi o nei momenti tristi e autosvalutanti, per ricordarvi anche ciò che di buono fate e siete.
- LISTA DI COSE DA FARE PER STARE BENE (Sguotti, Andolfo, 2015):
- Visita un museo
- Balla
- Fai una gentilezza ad uno sconosciuto
- Ascolta la canzone del tuo cuore
- Annusa un fiore profumato o entra in profumeria per sperimentare un profumo nuovo
- Concediti un buon sonno
- Leggi
- Regalati dei fiori
- Socializza con i tuoi vicini
- Ogni sera ripensa alle cose belle della giornata
- Credi in te stesso
- Sii gentile (cedi il posto, dà una mano, fai un complimento)
- Fai sapere agli altri quanto sono speciali
- Prenditi il tempo per divertirti
- Dì grazie a chi ti insegna, ti sostiene, ti incoraggia…e ti prepara il caffè
- Regala quello che non ti serve a chi ne ha bisogno
- Compila una lista delle cose di cui essere riconoscente
- Tieni viva la magia dell’amore
Chiaramente non è un elenco standard, non tutte le attività vanno bene per tutti, si tratta di trovare quelle che ci stanno meglio addosso e ci piacciono di più: non tutti amano i musei o adorano i profumi (Sguotti, Andolfo, 2015).
BIBLIOGRAFIA
Peterson, C. (2006). A Primer in Positive Psychology, Oxford University Press, New York
Reis, H.T., Gable, S.L. (2003), Toward a Positive Psychology of Relationship in Keyes, C.L. M., Haidt, J. (a cura di), Flourishing: Positive Psychology and the Life Well-Lived, American Psychological Association, Washington, DC, 129-159.
Seligman, M.E. P. (1996). Imparare l’ottimismo, Giunti Editore.
Seligman, M.E.P. (2011). Fai fiorire la tua vita. Una nuova, rivoluzionaria visione della felicità e del benessere. Anteprima.
Seligman, M.E.P. e Csikszentmihaly, M. (2000). Positive psychology: an introduction. American Psychologist, 55, 5-14.
Seligman, M.E.P., Steen, T.A., Park, N., Peterson, C. (2005). Positive Psychology Progress: Empirical Validation of Interventions, American Psychologist, 60, 410-421.
Sguotti, M., Andolfo, R. (2015). Allena la felicità! 25 ispirAzioni per realizzare l’obiettivo più importante della tua vita, Le Comete FrancoAngeli.