Qualcosa è cambiato (titolo originale: As Good as It gets) è una commedia statunitense del 1997, ambientata a New York e diretta da James L. Brooks.
Il protagonista, interpretato da Jack Nicholson , è Melvin, un uomo di mezza età, scrittore di romanzi rosa, che soffre di un disturbo ossessivo-compulsivo e mostra importanti difficoltà relazionali: offende gli altri, è scontroso, mal sopporta persone di colore, persone anziane, gay e cani.
Greg Kinnear veste i panni di Simon, il vicino di casa gay, pittore talentuoso che vive con un affezionato cagnolino e che rimane al verde per pagare le cure mediche quando subisce una dura aggressione in casa che lo lascia ferito. Durante tutto il periodo di degenza in ospedale di Simon, Melvin si trova costretto a fare da padrone a Verdell, il cagnolino del vicino, a cui imprevedibilmente si affeziona.
Carol (Helen Hunt) è una ragazza madre, con un figlio che soffre di asma cronica, lavora come cameriera nel locale dove Melvin va tutti i giorni a pranzare, portandosi con sé le posate di plastica per timore dei germi. Carol è l’unica cameriera del locale che riesce a gestire il suo carattere difficile e le sue ossessioni ed è l’unica da cui Melvin, odiato dal resto del personale e dal proprietario del ristorante, vorrebbe essere servito, tanto che, quando lei è costretta a lasciare il lavoro perché le condizioni di salute di suo figlio peggiorano, Melvin non lo accetta. La notizia stravolge le sue abitudini e fa di tutto per farla tornare. Quando viene a conoscenza del motivo, manda addirittura a casa di Carol un medico, il marito della sua editrice, che cura il piccolo con premura ed efficacia. Fra i due nasce un’attrazione e il loro rapporto, man mano che si sviluppa, tra goffaggine e peripezie, deve fronteggiare i rispettivi difetti e le reciproche difficoltà .
“Che sono queste posate di plastica da pic-nic? Perché non usa le nostre? Ha paura che non sono pulite? Deve provare le posate pulite degli altri come parte del piacere di andare a pranzo fuori ”
Melvin soffre di un evidente disturbo ossessivo-compulsivo: teme il contagio, per cui va in giro con i guanti, al ristorante porta le sue posate di plastica puntualmente sigillate, si lava le mani appena arriva a casa e getta il sapone appena utilizzato, mentre passeggia per strada è ossessivamente attento a non sfiorare i passanti, fa lunghe docce con acqua bollente, al ristorante, quando scopre di dover per obbligo indossare una giacca, corre a comprarsene una nuova piuttosto che farsela prestare dal ristorante; presenta anche altre ossessioni: chiude la porta, in modo ripetitivo, per un certo numero di volte, ripete mentalmente alcune parole e non calpesta determinate linee sui pavimenti e per strada ; è rigido, testardo, meticoloso, manca di flessibilità, è completamente immerso nel suo lavoro, a discapito di interessi e rapporti sociali.
In una conversazione in macchina, che ha con Carol e Simon, si fa anche accenno a uno dei fattori predisponenti del disturbo, ritrovato nella storia di vita di Melvin che racconta di un padre severo che lo picchiava duramente sulle mani se commetteva degli errori mentre suonava il piano.
“Sono incastrato, non riesco a tornare alla mia vecchia vita. Lei mi ha sfrattato dalla mia vita”
Nel corso del film si assiste ad un interessante alleggerimento dei sintomi di Melvin: quando Carol va a casa sua per parlargli e arriva sull’uscio della sua porta inzuppata dalla pioggia, Melvin la invita ad entrare; quando è preoccupato di quello che è accaduto con lei, non dà le mandate alla porta in modo ripetitivo e si dimentica persino di chiuderla; quando è a cena con lei si toglie i guanti; permette al cane del vicino di girare per casa liberamente e ospita addirittura il vicino gay che viene sfrattato dal suo appartamento.
Riduce le sue compulsioni, diventa più aperto alle novità e diventa più flessibile riguardo ad alcuni giudizi morali quando nella sua vita fa spazio all’affettività: l’amore e l’amicizia.
Carol: “Ma è possibile? Perchè non posso avere un fidanzato normale? Perchè un bel fidanzato regolare, uno che non scarichi la sua pazzia su di me…”
Beverly (mamma di Carol): “Quello che vorrebbero tutti, solo che non esiste!”
La cosa interessante del film non è la trama, abbastanza in linea con una classica commedia sentimentale e da un finale del tutto atteso, ma le caratteristiche dei personaggi e dei rapporti che vengono presentati in modo realistico, con le loro mancanze, le incomprensioni, gli errori relazionali e le normali difficoltà economiche o legate alla malattia che molti si trovano a fronteggiare. Lo stesso rapporto tra Melvin e Carol è presentato diversamente, rispetto al solito. Non sono due che si innamorano e che hanno un lieto fine, dopo aver superato al massimo un intoppo scontato nella storia. Si tratta di due persone che fanno fatica all’inizio a capirsi e a incastrarsi, che sono pieni di difetti e difficoltà quotidiane, che fanno errori, vivono di insicurezze, perché in fondo ciascuno, in un nuovo rapporto, porta le proprie ossessioni (non necessariamente quelle più strettamente patologiche del disturbo ossessivo-compulsivo). La cosa interessante è, nonostante tutto, la consapevolezza della loro esistenza e la volontà di provare a costruire qualcosa . Esattamente come accade, realisticamente, nei rapporti che ciascuno di noi intesse e vive nella sua quotidianità.
I personaggi pullulano di imperfezione e vita vera, quella che riconosciamo nelle nostre. E questo, oltre all’ironia dei loro dialoghi, non può che farceli amare. Per cui, i premi Oscar che si sono aggiudicati per questo film Jack Nicholson ed Helen Hunt sono meritatissimi. Che l’abbiate visto o no, è una commedia assolutamente consigliabile, anche dopo anni dalla sua uscita, un film da guardare e riguardare.
In terapia, può essere un utile strumento per ragionare sul disturbo ossessivo-compulsivo, sulle credenze alla base e sugli aspetti del disturbo. Può, inoltre, aiutare a riflettere sulla differente qualità di vita da quando, nella vita del protagonista, qualcosa è cambiato…
BIBLIOGRAFIA:
Coratti, B., Lorenzini, R., Scarinci, A., Segre, A., (2012) Territori dell’incontro. Strumenti psicoterapeutici, Alpes Italia, Roma.