“Una buona relazione non è una relazione felice, ma una relazione fondata sull’essere vissuta pienamente con coraggio e vitalità”
(Claudio Di Manna)
La ricerca scientifica ha confermato quanto i versi dei poeti, le opere in letteratura e la convinzione della gente comune aveva già decantato da sempre, ossia che buone relazioni d’amore sono alla base di un buon appagamento interiore e tengono lontani umor nero e depressione (Nettle, 2007; Aquilar, 2013). Non solo nei bambini, ma anche negli adulti esiste il bisogno psicobiologico di sentirsi amato e protetto e questo è alla base della ricerca di ciascuno di noi di una relazione stabile e serena, funzionale, in termini evoluzionistici, alla sopravvivenza e prosecuzione della specie (Bowlby, 1989; Attili, 2004).
Ma quando si può parlare di una buona relazione d’amore?
Emma e Matteo, sono passati dalla fase dell’innamoramento a quella dell’amore e hanno iniziato a consolidare un vero e proprio legame di coppia, suggellato anche da un buon attaccamento. Quali caratteristiche servono alla loro relazione per essere davvero definita una buona relazione e pienamente appagante?
Le favole che narrano di storie d’amore finiscono tutte con “…e vissero felici e contenti”, i finali dei film, i programmi tv ci trasmettono spesso il lieto fine: la nostra cultura e la società in cui viviamo ci cresce a pane e felicità (o presunta tale). Ci trasmettono continuamente l’idea che la vita deve essere tutta gioia, felicità e soddisfazione. Questa idea si estende anche alle relazioni sentimentali che ci aspettiamo siano felici. Si consolida l’idea che una relazione felice è quella in cui “noi siamo felici, il nostro partner è felice, le famiglie di entrambi sono felici di questa nostra felicità…e magari anche il nostro cane è felice!” (Di Manna, 2015).
La realtà, però, purtroppo e per fortuna è un’altra e una relazione davvero appagante non è di certo quella dipinta dalle tenere pubblicità del Mulino Bianco, ma è quella in cui entrambe le persone coinvolte vivono la relazione pienamente, affrontando problemi e difficoltà, condividendo gioie e traguardi, con coraggio, impegno e consapevolezza.
Una sana vita di coppia è caratterizzata da alcuni ingredienti fondamentali
- EQUILIBRIO TRA ACCETTAZIONE E CAMBIAMENTO. E’ necessario che determinate caratteristiche fisiche e di personalità dell’altro (imperfezioni, difetti e vulnerabilità) siano comprese e accettate per quelle che sono, mentre è opportuno lavorare insieme nella direzione del cambiamento per tutti quegli aspetti che sono disfunzionali per la coppia, come alcuni circoli viziosi e determinate modalità di comunicazione. L’accettazione include anche la consapevolezza dell’esistenza di un punto di vista dell’altro, a cui dare importanza e rispetto, sebbene diverso dal nostro e non condiviso. L’idea di possedere una verità assoluta è una pesante minaccia per la vita di coppia (Beavers, 1986).
- ESPRIMERE SPESSO IL PROPRIO APPREZZAMENTO. Uno dei peggiori killer di una relazione è l’eccesso di critica nei confronti del partner, perché, con questo comportamento, lo costringiamo a mettersi sulla difensiva e a ritrarsi, con buone probabilità di dare avvio spesso a discussioni violente. Al contrario, un onesto apprezzamento, da non confondersi con un’esagerata adulazione per tutto quello che l’altro fa e che dice, tende a rilassare il partner e a metterlo anche in una posizione di maggiore comprensione del nostro punto di vista (Ellis, Crawford, 2000).
- BUONA COMUNICAZIONE E COMPLICITA’. “Il fallimento di una relazione è quasi sempre un fallimento di comunicazione” ha affermato Bauman. Una sana coppia, infatti, vive in un clima relazionale e comunicativo armonico, non esente da conflitti e scontri, ma che, in modo costruttivo, li affronta, rispettando e conciliando le diverse prospettive. I conflitti, a seconda di come sono gestiti, possono portare alla rottura della relazione o, al contrario, rappresentare una grande occasione per conoscersi e per far crescere la coppia. Al di fuori del conflitto, invece, la coppia sviluppa un proprio personale linguaggio caratterizzato da occhiate d’intesa, riferimenti personali, ammiccamenti e allusioni ironiche che cementano la coppia e creano un clima di complicità e intimità (Beck, 1990). Il sentirsi complici di un gioco di squadra è presente in una sana relazione di coppia.
- CONDIVISIONE. Una buona unione è fatta anche di una buona dose di condivisione che non presuppone il fare sempre e tutto insieme, perché la simbiosi esagerata uccide la coppia soffocandola. Si tratta di condivisione di interessi e attività comuni, di quotidianità, di progetti, ma anche di stati d’animo ed emozioni. E’ necessario, nonché edificante per il rapporto, che i due partner imparino ad esprimere e manifestare le proprie emozioni. Se ci sono aspetti dell’altro che ci infastidiscono o ci feriscono è bene condividerli ed esprimerli, con calma e chiarezza, in modo da creare una base di autenticità nella relazione ed evitare di incorrere, poi, nel rischio di allontanamenti ingiustificati o scatti di rabbia improvvisi e distruttivi. La manifestazione delle proprie emozioni, secondo Johnson e Greenberg (1988) risulta il modo migliore per regolare l’attaccamento, creare un senso di sicurezza ad esso legato e favorire la vicinanza e l’intimità della coppia.
- ESSERE IN GRADO DI VIVERE SENZA L’ALTRO. “Senza di te non posso vivere”, “tu sei tutto per me”, “ti amo più della mia stessa vita” sono frasi struggenti che non denotano un amore sano e sono disfunzionali alla coppia. Un sano rapporto a due non è frutto di una simbiosi alienante e soffocante, ma un insieme di due persone ben definite e autonome, perfettamente in grado di stare da soli e che apportano un valore aggiunto alla coppia facendola vivere e alimentando l’unione. L’altro non è un bisogno o una necessità e la relazione non è una gabbia.
- EQUA DISTRIBUZIONE DEL POTERE In una sana coppia non ci sono prevaricazione e sottomissione, ma esiste un clima paritario, in cui il potere è equamente distribuito, sia in termini pratici ed organizzativi (spese, cura della casa ecc..), sia in termini decisionali (Beavers, 1986).
- SOSTENERE IL PARTNER NEL PERSEGUIRE I PROPRI OBIETTIVI. Un amore generoso e attivo è quello in cui vi è la tendenza a sostenere l’altro nel perseguire i propri scopi ed obiettivi, facendo tutto ciò che onestamente è possibile fare e senza per questo rinunciare alla propria integrità, convinzioni e desideri (Ellis e Crawford, 2000).
- DARE AL PARTNER IL DIRITTO DI AVERE TORTO. Conoscete qualcuno che non ha mai sbagliato? qualcuno che ha sempre ragione? E’ importante in un sano rapporto a due che venga rispettato il diritto di entrambi di sbagliare, avere torto, commettere errori e imparare da quelli, perché ci segnalano i nostri limiti e ci mettono sulla strada per superarli (Ellis, Crawford, 2000).
- CAMBIARE SE STESSI PER MIGLIORARE LA RELAZIONE. Se si ha l’idea di modificare chi abbiamo accanto, per renderlo più confacente ai nostri desideri e con punti di vista per noi più accettabili, abbiamo perso in partenza. Sull’altro non abbiamo potere, ma un compito molto meno arduo, per quanto comunque faticoso, può essere lavorare su noi stessi.
E’ chiaro che ogni coppia è un mondo a sé, con le proprie regole e le sue risorse, ma, al di là delle linee guida, è importante avere la consapevolezza che la relazione si co-costruisce, insieme, non senza sforzi, fatiche e rinunce. Come ha saggiamente affermato e argomentato il sociologo Bauman, “le emozioni passano, i sentimenti vanno coltivati”.
BIBLIOGRAFIA
Aquilar F. (2013). Parlare per capirsi. FrancoAngeli, Milano.
Attili G. (2004). Attaccamento e amore. Il Mulino, Bologna.
Beavers W. (1986). Il matrimonio riuscito. Astrolabio, Roma.
Beck, A. (1990). L’amore non basta. Come risolvere i problemi del rapporto di coppia con la terapia cognitiva. Astrolabio, Roma.
Bowlby (1989). Una base sicura. Raffaello Cortina, Milano.
Di Manna C. (2015). Consapevolezza, fiducia e impegno come sollievo per le sofferenze d’amore. In (a cura di) F. Aquilar. Parlare d’amore. FrancoAngeli, Milano.
Ellis, A. e Crawford, T. (2000). Entrare in contatto con il partner. Alberto Perdisa Editore, Bologna.
Johnson, S. M. e Greeberg, L. S. (1988). Relating process to outcome in marital therapy. Journal of Marital and Family Therapy, 14, 175-183.
Nettle D. (2007). Felicità, perché ci sforziamo di raggiungerla e come potremmo farlo? Giunti, Firenze.