“…ho bisogno di sentire che sono importante per lui, per me l’amore è la cosa più importante nella vita. Se non riesco ad avere la conferma del suo amore allora significa che mi lascerà e rimarrò sola!”
Ellis, il padre fondatore della Terapia Razionale Emotiva (RET), soleva dire che ci sono tre imperativi che ci impediscono di andare avanti nella vita:
“Devo fare le cose perfettamente!
Gli altri devono trattarmi bene e amarmi!
Il mondo (e le cose) devono essere facili!”
La sua teoria può essere riassunta nella seguente frase di Epitteto: “le persone sono disturbate non dalle cose, ma dall’interpretazione che essi ne danno” e si basa sulla complessa relazione tra emozioni, pensieri e comportamenti, evidenziando come molti dei nostri problemi, tra i quali quelli emotivi, siano influenzati da ciò che facciamo e ciò che pensiamo.
La RET, infatti, si oppone a una visione deterministica delle emozioni e dei comportamenti umani, sottolineando come le situazioni che ognuno di noi vive, non determinano direttamente le nostre reazioni, emotive e comportamentali. Esiste, invece, un terzo elemento che media le nostre reazioni: il pensiero.
Ellis (1962) distingue, pertanto, le convinzioni irrazionali che risultano disfunzionali perché creano disagio e sofferenza, allontanano dagli scopi e tendono ad autoperpetrarsi nonostante la loro inefficacia, da quelle razionali o funzionali (Mancini & Gangemi, 2002). Le prime sono inadeguate, illogiche, irragionevoli e conducono a emozioni spiacevoli molto intense e prolungate.
Es. “Non troverò mai un uomo amorevole come lui, se mi lascia sarà insopportabile e rimarrò sola”.
Il modello A (Antecedenti e/o evento), B (pensieri), C (emozioni e comportamenti), sul quale si base tale teorizzazione, permette l’identificazione e il riconoscimento di questi pensieri. E’ razionale invece qualsiasi tipo di pensiero o ragionamento che consente agli esseri umani di raggiungere i propri obiettivi o scopi. Se, ad esempio, sentiamo un rumore in casa durante la notte, potremmo pensare che siano scricchiolii del tetto a causa di un forte vento e tornare a dormire oppure concludere che ci siano degli intrusi in casa e cominciare ad essere ansiosi.
Prima idea irrazionale
“Per un essere umano adulto è un bisogno pressante essere amato o approvato praticamente da tutte le persone importanti della collettività in cui vive”
Il bisogno di essere amato o approvato costituisce il nucleo disfunzionale della prima idea passata in rassegna da Ellis nella sua teorizzazione, seguita dal fatto che tale bisogno sia riferito praticamente a tutte le persone importanti e non solo ad un gruppo ristretto.
Questo pensiero è irrazionale perché:
- anche se la maggior parte delle persone importanti ci amano e approvano, ci potrà sempre essere una persona che non lo fa. E poi, anche se la maggior parte delle persone, o quasi tutti coloro che consideriamo importanti, ci amano, dovremmo chiederci quanto e su quali aspetti lo facciano;
- questo pensiero ci porta spesso a sperimentare ansia. Quanto tempo spenderemmo nella ricerca costante di prove che ci confermino questo pensiero? Quante volte chiederemmo rassicurazioni del fatto che sia effettivamente così?
- nonostante tutti gli sforzi che possiamo mettere in atto per raggiungere questo scopo, sarà impossibile essere sempre amati e approvati, è normale che le persone non condividano tutti i nostri aspetti, il nostro modo di agire e pensare. Così facendo, non riusciremmo a godere appieno di altre attività piacevoli della nostra vita e saremmo portati a comportarci in maniera accomodante pur di essere approvati dagli altri. Questo però significa rinunciare a gran parte dei nostri desideri, perdere parte della nostra unicità ed indipendenza;
- inoltre, la ricerca costante dell’approvazione degli altri potrebbe portarci ad avere anche risultati opposti a quelli desiderati, ad esempio potremmo risultare antipatici o “pesanti”.
Le conseguenze del pensare in questo modo, danno vita a delle credenze per cui “devo essere approvato altrimenti sarà terribile”, cioè una valutazione eccessivamente negativa di un aspetto di noi stessi (Terribilizzazione), oppure “non posso sopportare il fatto di non essere approvato da tutti” e infine, “se non vengo apprezzato da tutti vuol dire che sono una brutta persona, senza valore” oppure “che gli altri sono delle brutte persone perché non mi amano come dovrebbero” (svalutazione di sé e degli altri).
In cosa consiste dunque la RET? Nella riformulazione in termine più funzionali delle idee.
Ellis (1994) ritiene che si possa lavorare, smontare e ricostruire alternative di pensiero, più flessibili e funzionali.
Ad esempio, decatastrofizzando (“certo è brutto non essere approvati dagli altri ma non è terribile”), aumentando la tolleranza alla frustrazione (“certo è difficile tollerare di non essere amato da tutti, però è possibile tollerarlo”) e, infine, attraverso l’accettazione (“se non vengo amata da tutti, posso accettarlo e questo non significa essere una brutta persona”).
Questo pensiero diventerà funzionale al benessere psicologico della persona nel momento in cui si sostituisce la logica della necessità con quella del desiderio e si riformula perciò il pensiero in questo modo: “un essere umano adulto vorrebbe essere amato o approvato dalle persone per lui importanti”. Questa riformulazione ci permette di diventare più consapevoli che non è possibile piacere a tutti come a noi non piacciono tutte le persone, anche, a volte, quelle che consideriamo importanti.
Bibliografia
Ellis, A.(1962). “Reason and emotion in psychotherapy. Lyle Stuart, New York. Tr.it. “Ragione ed emozione in psicoterapia”. Astrolabio, Roma 1989.
Ellis, A. (1994). Reason and emotion in psychotherapy (revised edition). New York: Kensington Publishers.
Mancini, F., Gangemi, A.(2002). “Ragionamento ed irrazionalità” In Castelfranchi, Mancini, Miceli. “Fondamenti di cognitivismo clinico”. Bollati Boringhieri, Torino.