Non ci è permesso scegliere la cornice del nostro destino. Ma ciò che vi mettiamo dentro è nostro.
-Dag Hammarskjold-
Andrea ha appena scoperto di aver vinto un concorso…desidera tanto quel posto di lavoro sia per una crescita professionale, sia per questioni economiche. Il contratto permetterebbe ad Andrea di continuare a svolgere gli altri lavori “sarebbe perfetto, continuerei con le mie cose ma potrei fare un’esperienza diversa, guadagnare qualche soldo in più e chissà che magari a lungo termine possa portarmi a nuovi contatti e nuovi incarichi…”. Poco dopo queste affermazioni l’entusiasmo di Andrea viene smontato da una scoperta: la sede di lavoro assegnata si trova a più di tre ore di distanza dalla sua abitazione! “Oh, mio Dio, è terribile, dovrò rinunciare all’incarico perché le ore di viaggio non mi permetterebbero di lavorare nell’altro posto, spenderei quasi tutti i soldi in benzina e autostrada…ma perché proprio quella sede così lontana? Lo desideravo tanto questo lavoro…non riesco a sopportare che sia così!”
Andrea si sente frustrato, è arrabbiato, è turbato da questa situazione che appare così diversa da quello che desiderava…”è tremendo e catastrofico dover rinunciare, non mi capiterà più un’occasione del genere”.
Andrea sta facendo i conti con la quarta idea irrazionale di Ellis: “è tremendo e catastrofico se le cose non vanno come mi piacerebbe tanto che andassero” (Ellis, 1962).
Come Andrea, tutti noi ci siamo trovati diverse volte a fare i conti con una situazione diversa rispetto a ciò che avremmo desiderato. In queste circostanze è normale e logico sentirsi frustrati.
Dall’altra però, rimanere a lungo arrabbiati e turbati di fronte alla privazione di un nostro desiderio o, in altri casi, essere profondamente infelici e sconvolti per questo, è illogico per diversi motivi.
Ma come e perché dovremmo tentare di modificare il nostro modo di vedere tali eventi?
Perché non ha senso continuare a vivere tale situazione in maniera così catastrofica?
Uno dei motivi è dato dal fatto che il sentirsi profondamente arrabbiati e infelici in risposta a una situazione diversa da quella che avremmo desiderato, non ci permette di migliorare le condizioni esistenti, impegnandoci in sforzi significativi per cambiare tali circostanze. Di fronte a situazioni per noi spiacevoli, infatti, ha senso mettere in atto tutti i tentativi possibili per far sì che le circostanze cambino. Andrea, per esempio, prima di rinunciare totalmente all’incarico, potrebbe telefonare o recarsi all’Ufficio del personale per chiedere se ci fosse la possibilità di essere trasferito in una sede più vicina alla sua residenza, potrebbe informarsi per cercare di spostare l’orario degli altri incarichi, ecc. Ma nel caso in cui non riuscisse ad ottenere ciò che desidera è più sensato che Andrea si rassegni filosoficamente al destino e cerchi di accettare la situazione, senza farla diventare in maniera prolungata l’oggetto della sua infelicità e rabbia.
Infatti, non c’è ragione che le cose debbano essere diverse da come sono, per quanto questo ci porti a provare senso di ingiustizia e dolore. Sarebbe auspicabile che tutto andasse secondo i nostri desideri, ma ciò non significa che quando le nostre aspettative vengono disattese diventi un motivo gravemente disturbante per rifiutare la realtà e vivere accompagnati da emozioni e pensieri negativi durevoli nel tempo.
Di fronte a situazioni frustranti della vita, potremmo adottare atteggiamenti più razionali come cercare di migliorare la circostanza e, nel caso in cui non fosse possibile, accettare la loro esistenza. Potremmo cercare di trarre un vantaggio dall’esperienza che ha disatteso le nostre aspettative, vivendola come una sfida e imparando da essa. Potremmo tentare di capire meglio se tale situazione è di per sé profondamente dolorosa o se siamo noi che tendiamo a percepirla come catastrofica e drammatica, cercando di modificare in tal caso l’idea in “è bruttissimo che le condizioni siano così frustranti, ma non mi uccideranno e, certo, posso sopportare di vivere in questo modo disgraziato ma non catastrofico” (Ellis, 1962). Infine, nel caso in cui si trattasse di sensazioni fisiche spiacevoli, come un mal di pancia, sarebbe più ragionevole fare del nostro meglio per eliminarle e, se ciò non fosse possibile, distrarsi su qualcosa di più piacevole aspettando che svaniscano (Ellis, 1962).
Bibliografia:
Ellis, A.(1962). “Reason and emotion in psychotherapy”. Lyle Stuart, New York. Tr.it. “Ragione ed emozione in psicoterapia”. Astrolabio, Roma 1989.